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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-03-01 ad oggi 2010-03-01

1° marzo 2010

Più formazione per uscire dalla crisi: il ruolo dei fondi interprofessionali

Per uscire dalla crisi occorre aumentare le opportunità di apprendimento continuo. Competenze sempre più elevate e aggiornate giocano infatti un ruolo decisivo per la competitività delle imprese e la qualità del lavoro. È dunque prioritario l'obiettivo di investire sulle risorse umane e quindi di integrare il sistema dell'istruzione con quello della formazione e del lavoro in un ciclo virtuoso.

 

 

 

 

 

 

LA FORMAZIONE CONTINUA E LA COMPETITIVITA’ DELLE IMPRESE:

IL RUOLO DEI FONDI INTERPROFESSIONALI

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DG

Studio Tecnico

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41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero (Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):

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2010-03-01

Mezzogiorno, incentivi e fondi Ue più "mirati"

di Nicoletta Picchio

19 febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

INTERVISTA / Cristiana Coppola: "Diciamo basta agli aiuti a pioggia, ora cabina di regia"

Marcegaglia: codice etico a tutte le imprese non solo al Sud

IDEE / Se il Sud aiuta il Sud, la "pioggia" non serve più

I 100 anni di Confindustria: gli eventi da Nord a Sud

Al Sud speso solo l'1% degli aiuti Ue

Troppa frammentazione nell'uso dei fondi comunitari. Ancora aiuti pubblici distribuiti a pioggia e dispersi nelle più disparate formule di incentivi. Con il rischio, molto reale, che anche il ciclo di programmazione Ue 2007-2013 non centri l'obiettivo: e cioè modificare le condizioni di contesto del Mezzogiorno, rendendolo più attrattivo per gli investimenti.

È la pubblica amministrazione la principale responsabile del mancato sviluppo del Sud: alla scarsa efficacia della programmazione si aggiunge il peso delle lungaggini burocratiche, che provocano addirittura quasi il 25% di costi in più. Una zavorra per chi vuole fare impresa nel Mezzogiorno, alla quale si aggiunge la carenza di infrastrutture, con una dotazione che pesa in negativo sul divario di competitività tra Nord e Sud.

Bisogna voltare pagina. E da Bari, oggi pomeriggio, arriveranno le proposte di Confindustria per rilanciare il Mezzogiorno. Contro la frammentazione delle risorse, un Osservatorio che terrà monitorato lo stato di avanzamento della programmazione Ue 2007-2013. E poi un no all'assistenzialismo e agli incentivi a fondo perduto, puntando invece sul credito di imposta.

Un evento che si colloca nelle celebrazioni del Centenario: il primo è stato la scorsa settimana a Torino, con la consegna degli Award alle imprese eccellenti e del premio Pininfarina. Oggi si va dalla parte opposta dello Stivale, a Bari, per parlare di Sud, comprese quelle eccellenze che esistono e che devono, però, diffondersi e fare massa. E il titolo del convegno sintetizza un nuovo approccio: "Il Sud aiuta il Sud". Un territorio, cioè, che deve trovare in se stesso la forza di cambiare. Saranno molti gli interventi: da quello di Cristiana Coppola, vice presidente di Confindustria con delega per il Sud, ad Alessandro Laterza, presidente Commissione cultura Confindustria, ai ministri Raffaele Fitto e Roberto Maroni (Affari regionali e Interno), ai leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, al procuratore generale antimafia, Piero Grasso, alla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.

Base del dibattito, un voluminoso documento, le "tesi di Confindustria" (frutto del lavoro di economisti, del Censis, e del Comitato Mezzogiorno di via dell'Astronomia): un'analisi dettagliata su Pa, infrastrutture, criminalità, utilizzo dei fondi comunitari, incentivi. Numeri che dimostrano il gap nei confronti del Nord, un Sud in difficoltà, sia per la crisi che per problemi strutturali. Ma che evidenziano anche segnali positivi: quasi un quinto delle aziende del Sud ha risposto alla crisi diversificando i mercati e migliorando i prodotti; le medie imprese meridionali, anche se numericamente poco diffuse (su un totale nazionale di 4.345 sono solo 364) nel periodo 1997-2006 hanno mostrato indici di sviluppo superiori a quelli del resto del paese. Non solo: dai giovani vengono segnali di vitalità. Il numero dei laureati è più che raddoppiato, passando in sette anni da 54mila a oltre 118mila. In particolare è aumentato il numero dei laureati in discipline scientifiche, passando da 4,3 per mille del 2001 all'8 per mille del 2007.

Germogli che però hanno bisogno di un contesto più adatto a diventare solidi. La risorse ci sono. Ma i soldi se ne vanno in mille rivoli. Difficile districarsi in un sistema di incentivi che conta 1.300 forme di aiuto, di cui più di 1.200 fanno capo ad amministrazioni regionali, erogati per la maggior parte a fondo perduto. Mentre è dimostrato che questa forma non spinge gli investimenti e la stessa Confindustria preme per il credito d'imposta.

Nell'utilizzo dei fondi strutturali europei gli errori del 2000-2006 si stanno ripetendo nel ciclo di programmazione 2007-2013. C'è poca determinazione nelle scelte: per esempio la spesa prevista per infrastrutture di trasporto è di circa il 16% nel Sud rispetto al 22% della media Ue (e pensare che la quota di rete Fs a binario doppio elettrificato è inferiore alla media nazionale del 15% e del 75% nelle Isole).

La riprogrammazione dei fondi, prevista per quest'anno, è un'occasione da non perdere. Soprattutto per focalizzare gli obiettivi: mancano opere interregionali, interventi che riescano ad evitare la dispersione delle risorse e a realizzare opere che possano migliore la qualità del territorio, rendendolo più attrattivo per gli investimenti. Nelle quattro Regioni dell'obiettivo convergenza (quelle che hanno la massima intensità di intervento finanziario, Sicilia, Calabria, Puglia, Campania) le risorse sono tali da poter voltare pagina: 6,9 miliardi per le infrastrutture, 7 per la ricerca e innovazione, 6,5 per ambiente ed energia, 4,7 per le risorse umane.

Proprio perché esistono segnali di vitalità fanno ancora più rabbia, e vanno intaccate, le inefficienze del settore pubblico. La percezione degli imprenditori è che la situazione sia addirittura peggiorata. Secondo l'indice di buon governo elaborato dal Formez le Regioni del Mezzogiorno hanno capacità amministrative che si collocano in media al 68% di quelle del resto del paese su indicatori che riguardano gli adempimenti burocratici, la formazione, gli strumenti per sostenere l'occupazione, gli incentivi.

INTERVISTA / Cristiana Coppola: "Diciamo basta agli aiuti a pioggia, ora cabina di regia"

IL CONVEGNO / Il Sud aiuta il Sud

19 febbraio 2010

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2010-03-01

NTERVISTA / Cristiana Coppola: "Diciamo basta agli aiuti a pioggia, ora cabina di regia"

19 febbraio 2010

Rigore, responsabilità e impegno. Da parte di tutti. Per Cristiana Coppola, vice presidente di Confindustria con la delega per il Mezzogiorno, il mondo delle imprese è pronto a fare la propria parte: "Da tempo stiamo dicendo basta agli aiuti a pioggia, ai contributi a fondo perduto, che possono distorcere il mercato ed essere fonte di clientelismo". Ma contemporaneamente chiede un impegno forte alle amministrazioni pubbliche: "È importante risolvere i problemi dell'ordinaria amministrazione del Mezzogiorno, in particolare la qualità dei servizi pubblici essenziali e non ripetere l'esperienza del passato nell'uso dei fondi comunitari".Cristiana Coppola, vice presidente di Confindustria con la delega per il Mezzogiorno (Imagoeconomica)

Di fronte ai dati che continuano a testimoniare un gap profondo tra le due parti d'Italia, il Nord e il Sud, bisogna avere uno "scatto d'orgoglio". Fare perno, insiste la Coppola, su quegli elementi di vitalità che esistono nel Meridione per risalire la china. Soprattutto mettendo da parte, ribadisce, il vecchio atteggiamento di un Sud che aspetta aiuti assistenziali.

"La nostra proposta è una rimodulazione dei fondi Ue, prevista dalla Unione europea proprio per quest'anno". Ma è urgente anche quella cabina di regia, da tempo annunciata dal governo, che dovrebbe avere un ruolo di coordinamento dell'attività degli enti locali.

"Il Sud aiuta il Sud". Il titolo del convegno esprime la volontà di volersi rimboccare le maniche?

Questo è l'invito che vogliamo rivolgere a tutti i meridionali, a chi ha ruoli di responsabilità nella politica, nell'economia, nell'amministrazione pubblica. Non dobbiamo aspettare interventi o aiuti, ma agire, per il bene del nostro territorio.

Dalle ricerche emerge che la Pubblica amministrazione inefficiente è la causa principale dell'arretratezza del Sud. In questi anni è addirittura peggiorata...

Il sondaggio che abbiamo realizzato e la ricerca sui servizi pubblici locali evidenziano che in realtà per gli imprenditori non è tanto la mancanza di risorse il principale freno allo sviluppo, ma il mal funzionamento della macchina amministrativa. Anche l'utilizzo dei fondi comunitari è una prova di scarsa efficienza. C'è un uso frammentato delle risorse. Con il risultato, se si continua così, che non si riuscirà a centrare il vero obiettivo: incidere sul contesto, migliorando le condizioni per gli investimenti. E si perderà un'occasione. Come è accaduto con il ciclo di programmazione 2000-2006.

Incapacità o altro?

C'è una carenza di capacità progettuale. Ma c'è anche un altro elemento: la quantità di fondi, che è consistente, stimola le logiche clientelari, riducendo l'efficacia degli interventi. È stata anche una delle molle che ha generato una maggiore invadenza del pubblico nell'economia, specie per quanto riguarda i servizi.

A livello regionale ci sono oltre 1.200 forme di incentivi, la gran parte a fondo perduto: una richiesta delle imprese?

No, è stato dimostrato che gli incentivi a pioggia non stimolano gli investimenti. La nostra richiesta è il credito di imposta automatico, che si attiva dopo che l'investimento è stato realizzato. La vecchia programmazione è andata avanti sul fondo perduto: noi chiediamo di cambiare.

Il Sud ha anche elementi di vitalità: più laureati, imprese medie che hanno trovato nuovi mercati. Come si sta reagendo alla crisi?

La crisi ha aggravato debolezze strutturali. Ci sono molti casi di eccellenza al Sud, penso a imprese, centri di ricerca, anche pubbliche amministrazioni. Ma sono monadi isolate. Bisogna riuscire a fare massa.

Confindustria ha rafforzato il codice etico contro la criminalità. Un fattore che determina un aumento dei costi, al Sud, del 50%: il vostro impegno sta dando frutti?

Ci poniamo al fianco delle istituzioni. Dal governo contro la criminalità c'è stata una reazione dura. Ciò spinge le imprese a fare ancora di più la propria parte.

(N. P.)

19 febbraio 2010

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Mezzogiorno "sotto la lente"

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19 febbraio 2010

Oggi al teatro Petruzzelli di Bari si terrà il convegno organizzato da Confindustria, sotto l'alto patronato del presidente della Repubblica, dedicato alle imprese del mezzogiorno: "Il sud aiuta il sud" è il titolo dell'incontro, che inizierà alle 13.30.

Aprirà i lavori Nicola De Bartolomeo, presidente di Confindustria Puglia. Seguiranno gli interventi di Enzo Giustino, presidente del Banco di Napoli, e di Alessandro Laterza, a capo della commissione cultura di Viale Dell'Astronomia.

Parlerà invece delle tesi del "comitato mezzogiorno" Cristiana Coppola, vicepresidente di Confindustria per il mezzogiorno. Subito dopo Pierluigi Bersani, segretario del partito democratico, e Raffaele Fitto, ministro degli affari regionali. Alle 16.45 Roberto Maroni, ministro dell'interno. Chiuderà i lavori Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria.

19 febbraio 2010

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2010-03-01

Marcegaglia: codice etico a tutte le imprese non solo al Sud

19 febbraio 2010

Emma Marcegaglia: codice etico a tutte le imprese non solo al Sud

"Dai nostri archivi"

Marcegaglia: crediti d'imposta per il Sud

Mezzogiorno, incentivi e fondi Ue più "mirati"

INTERVISTA / Cristiana Coppola: "Diciamo basta agli aiuti a pioggia, ora cabina di regia"

I 100 anni di Confindustria: gli eventi da Nord a Sud

Mezzogiorno è l'ora giusta per cambiare

Da Bari, dal convegno per il centenario di Confindustria intitolato 'Il Sud aiuta il Sud' Emma Marcegaglia annuncia che il codice approvato nel Mezzogiorno dalla confederazione contro le imprese colluse sarà esteso a tutto il Paese. La norma prevede l'espulsione da Confindustria delle aziende che non denunciano il pizzo. "Lo abbiamo fatto nel Sud ma ora lo porteremo a tutte le imprese d'Italia", ha detto Marcegaglia, ricordando che Assolombarda lo ha già adottato. La leader degli industriali ha poi avanzato una richiesta di impegno al governo nazionale e regionale "affinché questo piano per il Mezzogiorno di cui si parla molto sia un piano vero e non di annunci". E per questo chiede che si passi ad investire in poche cose concentrate su: ricerca, innovazione, sicurezza, infrastrutture e "che si vada nella direzione di avere incentivi automatici, i crediti d'imposta, senza l'intermediazione della politica".

In un momento di crisi come questo, ha sottolineato Marcegaglia "le mafie sono piene di liquidità e possono comprarsi aziende. Da qui la nostra decisione di estendere questo modello a tutta l'Italia".

"Le politiche per il Mezzogiorno portate avanti fino a oggi sono state un fallimento" secondo la leader degli industriali, che riferendosi ai fondi per le aree sottoutilizzate, è tornata a chiedere al governo un impegno "a gestire bene questi fondi strutturali, i Fas che valgono 100 miliardi di euro". Ad oggi "non si é investito quasi nulla, chiediamo che ci sia una rimodulazione giocata su pochi grandi progetti. Chiediamo che finalmente venga rifinanziato il credito d'imposta per il Mezzogiorno". Marcegaglia suggerisce di applicare sui Fas quello che è stato fatto per gli ammortizzatori sociali: "si sono messi insieme Stato, Regioni, forze sociali (Confindustria e sindacati) e insieme si è deciso". Insomma quello che manca è una cabina di regia "ognuno va per i fatti propri, non c'è un coinvolgimento delle regioni, mentre su un tema così importante bisogna lavorare tutti nella stessa direzione". Quanto alla fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno, "fa un po' ridere", dice la leader degli industriali "perché voi avete una fiscalità di svantaggio, pagate più tasse del Nord".

Emma Marcegaglia ha risposto ad alcune domande dei cronisti sul provvedimento contro la corruzione all'esame del Governo. Non solo inasprimento delle pene, ma anche maggiori controlli su enti locali e appalti. È questa la strada indicata dalla presidente di Confindustria per contrastare il fenomeno della corruzione."Dobbiamo ancora vederlo nel dettaglio - ha detto Emma Marcegaglia riferendosi al provvedimento - ma credo che al di là dell'inasprimento delle pene, che è un fatto fondamentale, sia molto importante che ci siano maggiori controlli". 

Cristiana Coppola, vicepresidente per il Mezzogiorno, nel suo intervento al convengo ha sottolineato che il Sud deve cambiare e il "primo impegno" deve essere quello di ricostruire la fiducia e la legalità. Ma va anche recuperata l'efficienza nella Pubblica amministrazione e nella gestione delle risorse, partendo dalla costituzione di una cabina di regia per "un uso efficace dei fondi comunitari". Il primo impegno secondo Confindustria deve essere quello di ricostruire la fiducia "come collante della vita collettiva". E questo non può che essere fatto, ha sottolineato Coppola attraverso "una decisa presa di coscienza della complessità e gravità del fenomeno criminale".

La vicepresidente per il Mezzogiorno ha citato i risultati dell'indagine condotta dal Censis sui referenti del sistema Confindustria-Mezzogiorno, secondo i quali circa il 30% delle imprese meridionali subisce una qualche forma di ingerenza da parte della criminalità. E ha ricordato l'approvazione a fine gennaio della delibera con cui Confindustria "ha confermato di schierarsi in maniera attiva al fianco dei tanti imprenditori che si impegnano per la legalità, sia prevedendo sanzioni interne che colpiscono ogni forma di connivenza con la criminalità, sia costituendosi parte civile nei processi che vedano le imprese associate parte lesa o imputata".

Cristiana Coppola ha ribadito la neccesità di "superare l'approccio localistico" selezionando obiettivi strategici. Quello dei fondi comunitari resta "un passaggio obbligato per una crescita più sostenuta e territorialmente equilibrata del Mezzogiorno". E un coordinamento centrale "affidato a una cabina di regia può mettere Governo e Regioni nella condizione di selezionare e concentrare i fondi sulle priorità condivise".

Dal convegno il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, propone un patto tra istituzioni pubbliche, imprese, associazioni e cittadini per la legalità. "Il ripristino delle condizioni di legalità e sicurezza è uno dei "fattori imprenscindibili per lo sviluppo economico", ha sottolineato Grasso che ha invocato il "rifiuto" da parte dei cittadini verso ogni forma di illegalità, aggiungendo che il "patto" deve avere l'obiettivo di "isolare la criminalità". Secondo il procuratore nazionale antimafia il Sud è in grado di "aiutare il Nord sotto il profilo della legittimità, anche perchè la criminalità si è sviluppata e continua a svilupparsi pure al Nord".

All'incontro è intervenuto anche il Ministro dell'Interno. La criminalità organizzata "non è una questione solo del Sud", ha detto Roberto Maroni che ha rivendicato l'impegno del Governo negli ultimi due anni, segnati da "numerosi" successi nel contrasto alla criminalità, "un cancro che inquina il mondo legale dell'economia. L'impegno che lo Stato ha profuso in questi due anni - ha aggiunto - è stato straordinario".

"Italia colpita duramente dalla crisi"

IL CONVEGNO / Il Sud aiuta il Sud

Alla Polverini dieci punti per il rilancio delle imprese del Lazio

Cgil, Cisl e Uil unite negli accordi territoriali

Risalgono gli ordini e il fatturato dell'industria

Osservatorio dell'economia

Per l'Isae ripresa lenta e meno lavoro nel 2010

19 febbraio 2010

 

 

 

 

 

 

Marcegaglia: crediti d'imposta per il Sud

dall'inviato Nicoletta Picchio

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20 Febbraio 2010

Marcegaglia: crediti d'imposta per il Sud

"Dai nostri archivi"

Marcegaglia: codice etico a tutte le imprese non solo al Sud

Mezzogiorno, incentivi e fondi Ue più "mirati"

Mezzogiorno "sotto la lente"

Marcegaglia: "Legalità unica via per la crescita"

INTERVISTA / Cristiana Coppola: "Diciamo basta agli aiuti a pioggia, ora cabina di regia"

BARI - La premessa è un numero eclatante: nel 1951 il Sud rappresentava il 23,9% del prodotto interno lordo nazionale. Oggi, siamo scivolati leggermente indietro, al 23,7 per cento, nonostante i 343 miliardi di euro spesi negli ultimi 60 anni per lo sviluppo del Mezzogiorno.

"Serve una discontinuità forte per cambiare pagina". Emma Marcegaglia lo scandisce di fronte al ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, mentre applaude la platea degli imprenditori meridionali riunita al teatro Petruzzelli di Bari per il secondo evento del Centenario, un convegno dal titolo "Il Sud aiuta il Sud".

Fitto ha appena annunciato che dopo le elezioni arriverà il piano del governo per il Mezzogiorno. E la presidente di Confindustria chiede un cambio di passo: "Non vogliamo un documento pieno di enunciazioni, ma piani seri". Se in 60 anni il gap tra Nord e Sud non è diminuito, il mondo delle imprese "non si arrende". Ma bisogna spendere bene i soldi, quei 100 miliardi di euro che sono a disposizione tra Fondi strutturali europei e le risorse del Fas. Come? Un tavolo tra parti sociali e istituzioni, propone la Marcegalia, seguendo la formula già usata per la formazione e gli ammortizzatori sociali.

"Il Sud aiuta il Sud". E allora basta con la frammentazione delle risorse, resa lampante nell'attuazione del ciclo di interventi comunitari 2007-2013, basta con i soldi a fondo perduto per le imprese, oggi dispersi in oltre 1200 incentivi regionali. Meglio il credito di imposta, che premia le aziende che investono, combattendo il sommerso. È su questo strumento che vanno dirottati parte dei fondi Fas e dei fondi strutturali: "È una richiesta - ha detto la Marcegaglia - che rivolgiamo al governo, si può fare".

Il motivo è lampante se si sfogliano le pagine delle ricerche che sono state presentate ieri da Cristiana Coppola, vice presidente con delega per il Mezzogiorno di Confindustria: per quasi il 65% delle imprese è la Pubblica amministrazione il motivo numero uno della minore competitività del Sud. Unita alla mancanza di infrastrutture e alla criminalità: quasi il 30% delle aziende meridionali subisce pressioni dalla malavita, che provoca anche un aumento del 50% dei costi.

Su questo fronte, la Confindustria è in prima linea: a gennaio la giunta ha approvato un codice etico che prevede, nel Sud, l'espulsione per chi paga il pizzo. Assolombarda ha già aderito. "Lo estenderemo a tutta la Confindustria, anche al Nord". Una mossa che va di pari passo con l'annuncio fatto a Bari dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni: un accordo con la Confindustria per adottare il codice etico in tutto il mondo imprenditoriale (vedi articolo pagina accanto).

Soddisfatta la Marcegaglia: "Siamo fieri dei riconoscimenti arrivati dal ministro e dal procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso". Su questo terreno è sempre più determinata: "Vogliamo continuare a lavorare fortemente sul tema della legalità, accanto alla magistratura e alle forze dell'ordine, anche sul problema della corruzione e degli appalti pubblici negli enti locali". La presidente di Confindustria cita le ultime analisi della Corte dei conti: è negli uffici locali che la corruzione si annida di più.

Il governo ha rinviato ai prossimi giorni il disegno di legge: "Dobbiamo vederlo nel dettaglio. Al di là dell'inasprimento delle pene, che è fondamentale, è importante che ci siano maggiori controlli. Bisogna lavorare molto per avere più attenzione sugli appalti". È una battaglia che va condivisa da tutto il paese. Anche perchè la crisi può diventare un fattore di rischio in più, al Sud ma anche al Nord: "La malavita ha soldi da riciclare e può infiltrarsi nelle aziende in difficoltà".

Anche se il peggio è alle spalle, la crisi non è ancora finita. La previsione di crescita del Pil per il 2010 secondo la Marcegaglia è dell'1,1 per cento. Troppo poco. Tra un mese ci saranno le elezioni regionali: "Vorremmo sentir parlare nelle campagne elettorali di politica industriale". E servono scelte "coraggiose, anche se impopolari, unendo le forze sane del paese". È vero che esiste un problema di conti pubblici, evidente ora che "c'è il rischio che l'euro salti, con Grecia e Spagna sotto osservazione". Ma servono scelte chiare, con investimenti in ricerca e innovazione. Sarebbe un errore spendere soldi per tenere in piedi aziende che non hanno la capacità di stare sul mercato, ha sottolineato la Marcegaglia, tutelando l'occupazione e aiutando le persone a reimpiegarsi. La voglia di reagire da parte delle imprese c'è. Anche nel Sud, sottolinea la Marcegaglia citando le ricerche, esistono aziende che hanno investito, trovato nuovi prodotti e nuovi mercati, centri di ricerca eccellenti. Più che interventi straordinari, serve una politica ordinaria e una pubblica amministrazione che funzioni. Basta guardare la sanità: "L'80% delle Regioni del Sud è commissariata, con un aggravio di imposte per le imprese, che hanno una fiscalità di svantaggio, pagano più che al Nord. Bisogna mandare a casa gli amministratori incapaci". E il federalismo, sottolinea la presidente di Confindustria, va interpretato nell logica di una maggiore responsabilità.

Codice etico per tutte le imprese del paese

20 Febbraio 2010

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Puglia apripista per le reti d'impresa

di Vincenzo Rutigliano

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20 Febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

Marcegaglia: codice etico a tutte le imprese non solo al Sud

Marcegaglia: crediti d'imposta per il Sud

L'export traina gli ordinativi

Alleanza Nord-Sud nell'hi-tech

Confindustria: "No a tagli alla ricerca, rilanciare gli istituti tecnici"

Due esempi su tutti: una rete di monitoraggio delle fonti di inquinamento urbano e poi la "casa del futuro". Nell'uno e nell'altro vi sono imprese in rete che si cercano e si integrano. Così per il monitoraggio con centraline che controllano il traffico cittadino grazie ad una rete di sensori a basso costo, progetto in cui sono impegnate tra gli altri, la Matrix di Conversano, nel Barese,che elabora il software, l'Enea (azionista di controllo del Cetma di Brindisi, centro di ricerche sui materiali, giunto al 15° anno di attività) con i nano tubi di carbonio e Igeam (sedi in Liguria e a Brindisi) con 100 ingegneri impegnati su questo e altri progetti di ricerca sparsi in tutta Italia. E ancora un progetto per la "casa del futuro" in cui combinare la nuova concezione della vita domestica, con elettrodomestici che "parlano" con una consolle, le fonti rinnovabili e la domotica per il controllo automatico di tutte le utenze. Anche questo è un progetto in rete tra i marchigiani di Indesit, Ariston, il Cetma di Brindisi, il Sant'Anna di Pisa e la barese Matrix, tutti impegnati in una ricerca innovativa da 10 milioni di euro finanziata anche dal ministero dello Sviluppo economico.

Due esempi, tra i tanti, di collaborazioni fra imprese, fra piccole e medie imprese, per recuperare efficienza organizzativa e reagire così alla crisi. Una "strategia della rete" in cui ottimizzare i costi, ridurre le diseconomie, condividere informazioni. Di qui Rete imprese, attraverso cui Confindustria si propone di cogliere le opportunità offerte dal contratto di rete, che stimola l'integrazione e supera i limiti geografici tra aziende.

"È un altro modo di innovare", spiega Giancarlo Losma, presidente di Ucimu-Sistemi per produrre, a Bari per il Salone biennale del settore che si chiuderà domenica alla Fiera del Levante. "È innovazione anche la rete di imprese per abbassare i costi, raggiungere traguardi più ambiziosi e ottenere vantaggi strategici ottimizzando i costi di acquisto e quelli di ricerca e sviluppo, oltre che ottenendo rapporti diversi con le banche per finanziamenti nazionali e internazionali a condizioni più vantaggiose". La scommessa sui nuovi mercati, soprattutto su quelli in cui la ripresa è già iniziata, come Cina, India e Sud America, è legata a "idee chiare sugli investimenti assolutamente necessari per essere competitivi". E tra le idee chiare vi è anche l'integrazione. Vista dalla Puglia, dalla Regione che ha fatto da battistrada con una legge regionale sui distretti produttivi imitata un po' dovunque, l'aggregazione è una scelta praticata da tempo. Anzi. "La rete è l'evoluzione ulteriore dei distretti", spiega Michele Vinci, che guida la Masmec, azienda barese di automotive che fa parte, con altre dieci tra imprese e università, del distretto pugliese della meccatronica. "Abbiamo davanti un periodo complesso e con la rete possiamo resistere e ripartire agganciando la ripresa". Sui progetti di integrazione tra imprese Confindustria è impegnata con forza. "Mettersi insieme – ha detto Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, – è fondamentale per fare ricerca, innovazione, attivare gruppi di acquisto e cercare nuovi canali di sbocco".

20 Febbraio 2010

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Sacconi: "Accesso all'apprendistato a 15 anni"

di Giorgio Pogliotti

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18 gennaio 2010

"Dai nostri archivi"

INTERVISTA / Sacconi: "G-8 per le persone non per le banche"

Straordinari, proroga in vista

L'APPRENDISTATO DEI 15ENNI / Abbattere il muro tra scuola e lavoro

Il ministro Sacconi: "Sbagliato sommare disoccupati e Cig"

Il ministro Sacconi: "Sbagliato sommare disoccupati e Cig"

 

Regioni e parti sociali sono convocate al ministero del Lavoro per il 27 gennaio con l'obiettivo di trovare un'intesa entro la fine del mese sulle linee guida che serviranno a orientare i 2,5 miliardi complessivamente disponibili per la formazione. Lo ha annunciato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi al convegno della Cisl su donne e lavoro: "Ci riuniremo il 27 con le Regioni e successivamente, probabilmente nella stessa giornata, con le parti sociali. Voglio l'accordo entro gennaio tra Stato, Regioni e parti sociali per dare una profonda rivisitazione al sistema formativo".

Il tempo stringe poichè per far fronte agli effetti della crisi economica sull'occupazione, secondo il ministro "nel 2010 non basteranno gli ammortizzatori sociali", la "vera sfida è accompagnare gli strumenti di sostegno al reddito con la valorizzazione delle competenze. Cercheremo di proporre a Regioni e parti sociali una metodologia sui fabbisogni formativi e professionali.

Bisogna stimolare il cambiamento della formazione e riorientare radicalmente l'offerta formativa". Il ministro ha citato i dati dell'Ufficio studi di Confartigianato – nel 2009 le imprese artigiane hanno dovuto rinunciare ad assumere il 25% della manodopera qualificata perchè difficile da reperire sul mercato – per indicare come priorità la formazione "on the job" con il potenziamento dell'apprendistato: "La mia idea è quella di promuovere la formazione nell'ambiente lavorativo – ha aggiunto il ministro – abbassando l'età del primo impatto con il mondo del lavoro, anche con un un contratto a causa mista come l'apprendistato, portando l'età di accesso dai 16 ai 15 anni".

Le risorse complessivamente disponibili per le politiche attive del lavoro ammontano a 2.529 milioni, di questi 1.279 milioni sono del Fondo sociale europeo (Fse), in aggiunta ai 600 milioni dei fondi interprofessionali (alimentati dal versamento dello 0,30% dei contributi Inps da parte delle imprese) e ai 650 milioni dal fondo di rotazione (alimentato dallo 0,30% delle imprese che non aderiscono ai fondi). È essenziale il consenso delle parti sociali per il ruolo che svolgono nella promozione dei fondi interprofessionali, come quello delle regioni che hanno la competenza sul canale formativo pubblico e gestiscono la quota più ingente di finanziamenti (le risorse del Fse).

18 gennaio 2010

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L'UNITA'

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2010-03-01

 

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2010-03-01

Più formazione per uscire dalla crisi:

il ruolo dei fondi interprofessionali

1° marzo 2010

Più formazione per uscire dalla crisi: il ruolo dei fondi interprofessionali

"Dai nostri archivi"

Mezzogiorno, incentivi e fondi Ue più "mirati"

Marcegaglia: codice etico a tutte le imprese non solo al Sud

Marcegaglia: crediti d'imposta per il Sud

Puglia apripista per le reti d'impresa

Sacconi: "Accesso all'apprendistato a 15 anni"

Per uscire dalla crisi occorre aumentare le opportunità di apprendimento continuo. Competenze sempre più elevate e aggiornate giocano infatti un ruolo decisivo per la competitività delle imprese e la qualità del lavoro. È dunque prioritario l'obiettivo di investire sulle risorse umane e quindi di integrare il sistema dell'istruzione con quello della formazione e del lavoro in un ciclo virtuoso.

In questa prospettiva la commissione scuola e formazione di Confindustria ha organizzato martedì 2 marzo a Bergamo (Borsa merci, Palazzo dei contratti e delle manifestazioni in via Petrarca, 10) un incontro sul tema "La formazione continua e la produttività delle imprese: il ruolo dei fondi interprofessionali". In collaborazione con il consiglio centrale Piccola industria, Confindustria Bergamo, Fondimpresa e Fondirigenti, il convegno ha lo scopo di promuovere la formazione continua presso le imprese associate, in particolare le Pmi, definendo azioni condivise per un uso più ampio dei fondi, che sono risorse delle imprese stesse, ma che le imprese spesso utilizzano in modo non sufficiente, per le complesse procedure di accesso verso le quali, nell'occasione, verrà sollecitato un processo di semplificazione.

Dopo le relazioni di Giorgio Fossa e Renato Cuselli, presidenti rispettivamente di Fondimpresa e Fondirigenti, è in programma una tavola rotonda, introdotta dal vice presidente di Confindustria Alberto Bombassei e coordinata dal direttore del Sole 24 Ore Gianni Riotta, dove interverranno fra gli altri il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni e il professor Michele Tiraboschi dell'università di Modena. A concludere i lavori sarà la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.

In particolare Fondimpresa è un fondo interprofessionale costituito da Confindustria, Cgil Cisl e Uil ed è il più importante del settore in Italia. Possono farne parte le imprese di ogni dimensione e settore produttivo e le aziende pubbliche ed esercenti pubblici servizi. Vi aderiscono oltre 63mila imprese, che occupano 3 milioni e 200mila lavoratori. L'80% delle aziende iscritte è tra 1 e 50 dipendenti. Il 17% appartiene alla media dimensione, il 3% alla grande. Fondimpresa si regge sulla bilateralità: imprenditori e rappresentanze sindacali progettano insieme la formazione più adatta allo sviluppo aziendale e alla valorizzazione professionale. Dal 2007 al 2009 ha contribuito in modo determinante all'aggiornamento di aziende e risorse umane, finanziando con 400 milioni di euro la formazione di oltre 700mila lavoratori. Altri 90 milioni di euro sono in aggiudicazione per nuovi piani formativi.

Fondirigenti "Giuseppe Taliercio" è un'istituzione senza fini di lucro, costituita su iniziativa di Confindustria e Federmanager per la formazione continua dei dirigenti. Consente alle imprese aderenti di disporre dello 0,30% dei contributi versati dalle aziende all'Inps con l'obiettivo di finanziare piani formativi condivisi destinati ai propri dirigenti. L'attuale assetto e denominazione rappresentano il risultato di un'evoluzione dell'originaria Fondazione Giuseppe Taliercio, creata nel 1997 e poi trasformatasi con l'accordo del maggio 2002. (Piero Fornara)

Il programma del convegno

Fondimpresa

Fondirigenti

1° marzo 2010

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